mercoledì, febbraio 25, 2009

Il vero leader del centrosinistra? Berlusconi!

Uolter si è dimesso. Franceschini è il segretario ad interim. Bersani e Parisi si candideranno alla segreteria del partito. D’Alemmah fa il burattinaio. Secondo un sondaggio riportato da Manheimer il consenso del Pd si attesta attorno al 25%. Dalla c.d. “svolta della Bolognina” ad oggi il centrosinistra non è stato in grado di darsi un vero leader e una classe dirigente. L’Ulivo prima, e il Pd dopo, sono apparsi come il risultato di una sommatoria eterogenea di classi politiche non troppo affini. Nel corso di questi anni è cambiato il contenitore ma del contenuto non v’è traccia. Dal 1994 in poi l’opposizione al centrodestra italiano ha costruito la sua identità e il suo percorso non in funzione di se stessa, dato che trovare una sintesi interna era praticamente impossibile, ma unicamente in contrapposizione a Berlusconi. Il premier costituisce ed ha costituito per il centrosinistra l’elemento catalizzatore dell’unità dell’attuale Pd, una sorta di figura paterna sostitutiva, rispetto alla quale il centrosinistra si è sempre comportata come un erede ribelle. Tutto questo sforzo di delegittimare umanamente e politicamente il Cavaliere non ha permesso ai dirigenti del centrosinistra italiano di concentrarsi sulle proprie prerogative lasciando un vuoto che l’odio per Silvio non è più in grado di colmare.
In questo momento il Pd ha bisogno di una leadership vera che sappia convivere con la figura del Presidente-Padre-Leader e che sia in grado di tenere testa a chi gli succederà. Ha bisogno di essere una sinistra che nasce dal basso e non dall’alto. Deve avere la forza di credere nei valori che propone e fare proposte basati sui valori in cui crede. Questa sinistra oggi non c’è.
Quando c’era il Partito Comunista ci si sceglieva un leader ed in genere questo durava quanto un Papa. Il successo che ebbe il Pci con Berlinguer non fu figlio solo di un calo di consensi della Dc ma anche di un consenso per una leadership che piaceva. Questo avveniva perché l’ideale era forte, la leadership era forte e perché si era in grado di proporre qualcosa di relativamente alternativo ed innovativo.
Dalla Bolognina in poi la linea che ha prevalso all’interno del Pds,Ds,Ulivo,Pd è sempre stata quella Dalemiana(di derivazione occhettiana) che rispetto a quella dei miglioristi prima (che spingevano affinché il partito inserisse la parola "socialista" all'interno del nuovo nome e che si desse un profilo nettamente ispirato al riformismo socialista e socialdemocratico, magari stringendo immediatamente rapporti federativi con il PSI ed il PSDI ) e quella gli ulivisti dopo (la destra del partito che spingeva su posizioni socialdemocratiche, cui esponente di riferimento è Walter Veltroni), si è sempre detta intenzionata a rifondare il partito su posizioni di sinistra socialista e riformista anche se allo stesso tempo si opponeva a dare al partito un profilo apertamente socialdemocratico perché giudicato eccessivamente “spostato a destra” rispetto alla tradizione della sinistra italiana proveniente dal Pci.
Ora è evidente che una sinistra divenuta sempre più “conservatrice”, in un primo momento di se stessa e poi di equilibri politici sbilanciati, senza una leadership forte e costruita senza le fondamenta sia destinata a non reggere. E’ chiaro che in questi anni il vero collante della sinistra sia stato Berlusconi e probabilmente un nuovo leader del centrodestra (Fini) non farebbe altro che far emergere tutto il vuoto che c’è. Sarà un caso che la sinistra stia avendo la sua crisi più profonda in quella che dovrebbe essere l’ultima legislatura guidata dal Cavaliere? Ai posteri l'ardua sentenza..

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venerdì, febbraio 20, 2009

Le beghe interne amate dal giornalismo dell'Italia

Lo scorso mese ho deciso di sostituire le mie letture settimanali italiane a quelle straniere. Ho lasciato perdere "Panorama", "Vanity Fair" e "L'espresso" per dedicarmi alla lettura del "Time" o del "The Economist". Devo ammetterlo sono rimasto sorpreso. Non che non avessi mai letto questi settimanali, diciamo che in quest'ultimo periodo ho semplicemente prestato maggior attenzione all'impostazione delle suddette testate. La cosa che ho apprezzato maggiormente è la capacità di trattare le questioni internazionali in modo pragmatico e paritario. Pragmatico perchè negli articoli si mettono in rilievo le questioni chiave e si analizzando gli interessi economici in questione in modo serio. Paritario perchè ci si occupa delle Filippine, dello Sri Lanka, della Colombia, della Russia e dello Zimbawe con la stessa cura.
Visitando il sito del Corriere della Sera e cliccando sugli articoli più letti del mese appare la seguente classifica:
1) Mediaset-Mentana è rottura totale
2) Brasile amputate le mani e i piedi alla candidata a Miss World
3) Eluana, Napolitano non firma il decreto. Il governo approva ddl in tempo record
4) Primo topless nella casa è quello di Federica
5) Annozero, Fini chiama Petruccioli. Santoro replica: "questa è censura"
Sui siti di altri giornali la situazione non cambia molto. Ora non voglio fare il moralizzatore e credo sia comunque positivo che la gente legga. Mi chiedo però se non sia il caso che accanto a questi gossip, che sicuramente aiutano le vendite, non sia il caso di dare notizie ben più importanti o pubblicare analisi prestigiose.
In questo periodo si parla molto della crisi economica e gli articoli pubblicati sulla stampa nostrana sono per la maggior parte inerenti ai botta e risposta PD-PDL. Quello che mi chiedo e perchè nessuno ci spieghi bene in cosa consiste questa crisi. Le persone con cui mi capita di parlare per strada non hanno ben chiaro cosa stia accadendo.
Per fare un altro esempio quando si parlò della guerra a Gaza i media riuscirono senza troppe difficoltà a veicolare l'attenzione del pubblico sul conflitto tra Hamas ed Israele. Ciò avvenne utilizzando per lo più immagini crude, spesso usate dallo stesso Hamas a fini di propagandistici. Spesso non si è verificata l'attendibilità delle fonti e adesso notizie come quella del bombardamento alla scuola dell'Unrwa vengono smentite dalle stesse nazioni unite.
Quando poi cerco le immagini o i reportage che riguardano i 700 attivisti per i diritti umani torturati e detenuti lo scorso anno in Zimbawe, il genocidio di 400.000 persone nel Darfur(Sudan), i 38 reporters arrestati lo scorso anno in Iran o la notizia della chiusura della televisione indipendente più importante del Venezuela non trovo molto materiale.
Sarebbe forse il caso che parallelamente al gossip si iniziasse a dar rilievo a situazioni che producono esternalità nei nostri confronti, ad analizzare gli interessi economici alla base dei conflitti internazionali, a rendere accessibili al grande pubblico le informazioni che hanno il diritto di sapere. Forse è giunto il momento in cui il nostro giornalismo inizi a svolgere la funzione di cane da guardia delle istituzioni e non quella di cane d'accompagno(per dirla alla Travaglio). Forse è giunto il momento di essere più pragmatici e meno intellettuali. Forse è giunto il momento? Forse no.

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