giovedì, maggio 01, 2008

Tutti a Torino a sventolare le bandiere di Israele

E’ imbarazzante il comportamento del Prefetto di Torino che ha sostanzialmente equiparato chi manifesta contro lo Stato di Israele, e chi vuole sventolare la bandiera con la stella di Davide.
Se è vero che Israele è l’ospite d’onore di questa fiera, mi vengono alcuni dubbi sul culto dell’ospitalità, mi viene il dubbio che sia un ospite non gradito. Pur non essendo un rappresentante dello Stato di Israele ritengo, da un punto di vista diplomatico, offensivo non poter sventolare le mie bandiere liberamente. Sarebbe come affermare di avere in casa un’ospite di cui ci vergogniamo. Sarebbe come voler essere rispettosi di chi ritiene che lo stato ebraico non sia legittimato ad esistere e ad esprimere liberamente la propria cultura. Tra Italia e Israele c’è un ottimo rapporto, se si escludono i due anni D’Alemmah, e la decisione del Prefetto di Torino non è stata tra le più geniali.
Basti pensare che Il Manifesto e Liberazione, due testate solitamente non molto tenere con Israele, hanno apertamente criticato il boicottaggio. C’è però da dire che l’adesione al boicottaggio, di chi è attivo in quella stessa parte politica, è figlia di un attacco continuo allo Stato ebraico che spesso tendeva a giustificare gli attacchi terroristici da parte di Hamas o Hezbollah definendoli “atti di resistenza”. Altra posizione degna di nota, è quella dell’Unione Democratica Arabo Palestinese Italia, che descrive gli scrittori David Grossmann, Amos Oz e Abram Yehoshua come “uno strumento di propaganda per il sionismo”.
Questa è la sinistra che accusa il centrodestra di essere fascista non rendendosi conto che ad attuare un comportamento fascista è essa stessa, una sinistra che può boicottare ma non può subire boicottaggi, una sinistra che si è dimenticata cosa voglia dire essere di sinistra. Una sinistra, ormai scomparsa, che pur non condividendo le tue idee si sarebbe fatta ammazzare per fartele esprimere, era una sinistra che amava mettere in discussione i propri punti di vista senza l’arroganza di chi pensa di aver ragione. Una deriva che oltre ad essere di un modo di fare cultura è anche deriva di un sistema culturale. Epifenomeno di questa deriva è il filosofo Gianni Vattimo. Seppur dispiace che l’Università di Bologna, rifiuti la parola a questo professore, il pregiudizio ideologico mostrato da Vattimo nei confronti dello Stato ebraico ha raggiunto punte tali da superare qualsiasi ambito culturale, come egli ha dimostrato sostenendo il boicottaggio della Fiera del libro di Torino. Non è un caso che ora gli autonomi vogliano occupare l’ateneo per garantire un suo intervento. Giuseppe Sassatelli, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, cosi facendo ha dato una lezione di tolleranza politica a chi crede nell’intolleranza e nel boicottaggio culturale. Una chiara situazione paradossale che non ha precedenti nell’ambito universitario.
Mostrare la bandiera di Israele alla Fiera del Libro non significherà condividere la politica di uno Stato, ma riconoscerne il diritto all’esistenza attiva, il diritto ad essere un ospite di cui non vergognarsi.