martedì, luglio 14, 2009

GLI PSEUDO-DEMOCRATICI

PD = PSEUDODEMOCRATICI

Il partito democratico, rigettando l'ipotetica candidatura di Grillo, ha perso un'occasione per dimostrare la democraticità del suo sistema partito. L'interpretazione restrittiva che si farà dello statuto del PD sembra dimostrare l'esistenza di un'oligarchia PD(pseudo-democratica) che avalla la candidatura solo di chi appartiene ad una delle correnti esistenti nel partito. Nello specifico per la corrente democristiana(o ex margherita) la candidatura è quella di Dario Franceschini, per la corrente diessina l'ex ministro Pierluigi Bersani, e per quella liberal democratica il candidato è Ignazio Marino.  Manca però la candidatura della parte più "incazzata" del centrosinistra italiano, quella parte che negli ultimi anni ha disertato le urne o che è andata a votare "tappandosi il naso"; quella parte che probabilmente si riconosce nei Vaffa di Beppe Grillo e che in parte vota Italia Dei Valori. Di quella corrente cosi popolare, ma fuori dagli schemi partitocratrici, in queste primarie non v'è traccia. La dirigenza del PD non può pensare ad un coinvolgimento più ampio, ad un riavvicinamento delle masse al partito, senza tenere in considerazione il movimento dei vaffa o dei vaffa simpatizzanti.

La classe dirigente degli pseudo democratici non si rende conto che l'IDV di Di Pietro ha cominciato a crescere quando l'ex magistrato ha fatto sue le battaglie del comico genovese, e non si rende conto del fatto che avere il comico genovese tra le proprie fila può voler dire far tornare indietro una parte dei voti di cui l'IDV si è appropriata. Forse questa consapevolezza c'è ma non è sufficiente a controbilanciare una serie di paure derivanti da un'eventuale candidatura di Grillo. In primo luogo l'intero PD è consapevole della capacità di Grillo di muovere le masse, di raccogliere firme e nel caso in cui lui si candidasse di far arrivare le preferenze per la sua candidatura. In secondo luogo nel PD sanno benissimo che un'eventuale segreteria di Grillo comporterebbe una guerra contro una vecchia classe dirigente inciuciona e in alcuni casi dalla fedina penale sporca, non solo a livello nazionale ma soprattutto a livello locale. Last but not least un candidato come Grillo possiede una leadership che nessun dirigente del PD sembra possedere, una leadership che seppur diversa da quella del Premier, è probabilmente quella più competitiva. La non accettazione della candidatura di Grillo oltre a mettere in evidenza una questione democratica(interna al partito naturalmente), fa emergere il timore di buona parte del PD ad accogliere a braccia aperte chi solleva concretamente la questione morale.

La stessa candidatura di Marino, accettata formalmente, ma poco sostenuta concretamente dalle strutture Pseudo Democratiche sembra dimostrare una gestione oligarchica del partito in cui a decidere sono solo Margherita e Ds. Quella di Marino è una candidatura che non può contare sulle stesse strutture territoriali di cui dispongono Franceschini e Bersani, e neanche sulla neutralità dei giovani del PD che condannando la posizione di Marino rispetto all'arresto dello stupratore di Roma, sembrano essersi già posizionati su logiche partitocratriche. A questo punto il candidato genovese, unico outsider legittimato a partecipare, se vuole avere qualche speranza di vittoria, e probabilmente ce l'ha, deve continuare ad essere la voce di critica costruttiva del partito; il candidato che sceglie nuovi mezzi per comunicare con l'elettorato. Deve cercare di trasferire all'elettorato una visione di un PD non più conservatore ma innovatore. La visione di un partito che stacca il suo cordone ombelicale dal centrodestra e torna ad essere indipendente. Per far si che questo progetto si realizzi, il candidato alla segreteria deve puntare per lo più sul ruolo che le donne possono svolgere a livello territoriale, facendo in modo che esse siano l'elemento trainante e centrale di una sua eventuale vittoria. La sfida di Marino è sicuramente ardua,  ma non impossibile, e se davvero il medico genovese vuole avere qualche speranza è necessario che investa su una strategia di comunicazione politica ben definita.