lunedì, novembre 14, 2011

Un ritratto privato di Mario Monti e qualche consiglio non richiesto. di Anna La Rosa


di Anna La Rosa - Di Mario Monti, classe 1943, economista, presidente dell'Università Bocconi e editorialista del Corriere della Sera, si è già scritto molto. Europeista convinto di formazione cattolica, liberista, da sempre fautore del libero mercato e del rigore dei conti pubblici, non ama stare sotto i riflettori. Non lo infastidiscono, ma difficilmente rilascia dichiarazioni tanto per fare. Quello che dice è sempre ben ponderato. E se ai giornalisti dice che "oggi è una bella giornata" non è un caso, ma un modo di lanciare un messaggio ottimista. Una personaggio, che nel corso della sua carriera, ha avuto a che fare con tutta la classe dirigente di un'epoca. Da Giovanni Spadolini a Gianni Agnelli, da Silvio Berlusconi a Massimo D'Alema, tutti hanno sempre voluto lavorare con Mario. I soliti maligni, invece, parlano (carinamente) del Monti pubblico come della versione più evoluta, affabile, cordialmente ironica e super partes di Giuliano Amato.
Le passioni, le debolezze e il carattere del professor Mario, però, lo conoscono in pochissimi. Prima fra tutte sua moglie Elsa Antonioli con cui è sposato da 44 anni e che gli ha dato due figli: Federica e Giovanni. Quel che si sa è che: ha "paura dei gatti neri che attraversano la strada. Specie se provengono da sinistra" (così in un'intervista a Stefania Rossini); e che faceva il tifo per il Milan di Nils Liedholm e per quello degli anni cinquanta. Pierluigi Battista, editorialista del Corsera, lo ha descritto come un uomo che "predilige i toni bassi, si sente a suo agio nelle stanze del potere discreto e lontano dalle luci della ribalta. Rappresentante di una tecnocrazia che ragiona su numeri e regole senza voler nulla concedere ai furori e ai sentimenti della piazza". Uno, aggiunge Battista, che ci "difende strenuamente un ruolo convenzionalmente definito super partes". La domenica, Monti e signora, difficilmente si perdono una messa. 
Umberto Burani, già segretario generale della European Banking Federation, sul blog "La Pulce di Voltaire" ne parla in questi termini: "Non ho gran che da rivelare sulla persona, il che è normale quando si parla di qualcuno sul quale non c'è niente di malizioso da dire. Bocconiano di ferro, a Bruxelles ha fatto come sempre una vita riservata, lontana dalla mondanità. Era difficile frequentarlo, soprattutto all'inizio, anche se avevamo del lavoro in comune da fare. Comunque abbiamo pranzato e discusso insieme, ma certo condivideva i discorsi più personali, e anche quelli politici, con pochi e fedeli amici. 
Al di là di questo ritratto un po' più privato c'è da augurarsi che il suo Governo non sia formato solo da autorevoli professori (con tutto il rispetto per i prof!), ma anche da uomini brillanti e d'esperienza come Moavero (suo capo di gabinetto al Parlamento Europeo), il Segretario Generale del ministero degli Esteri Giampiero Massolo o l'attuale Presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà già segretario generale a Palazzo Chigi. Per i Beni culturali e il Turismo, invece, la speranza è che il governo Monti abbia il tempo e la 'fantasia' di cercare qualcuno capace di mettere a reddito quelli che Gianni De Michelis, con decenni di anticipo, definì i nostri 'Giacimenti culturali'... 
Penso comunque che tutti dobbiamo augurarci che questa esperienza di 'responsabilità nazionale', o come la si vuol chiamare, consenta all'Italia, e tutti noi, di andar oltre lanci di monetine e insulti non degni di una democrazia nobile come la nostra.