giovedì, dicembre 31, 2009

Dagli immigrati lo pretendiamo, ma i leghisti credono nei valori costituzionali?


Una riflessione pubblicata su libertiamo.it

Invece di parlare dell’odio su Facebook o di censura sui social network, sarebbe il caso che gli alleati leghisti guardassero ai mostri che stanno crescendo nel loro partito. Quanto dichiarato giovedì scorso da un giovane leghista alla trasmissione Annozero – “Italia agli italiani fuori ebrei ed africani” – o le iniziative xenofobe del “bianco Natale” sono purtroppo la punta di un iceberg ben più imponente. Come italiano di religione ebraica, avente genitori di origini africane, pretendo che dichiarazioni di questo tipo siano punite – anzitutto politicamente – nel più severo dei modi. Gli immigrati, così come gli appartenenti a religioni diverse da quella dominante e le persone con diversi orientamenti sessuali in genere, rischiano di pagare sulla loro pelle le conseguenze di una politica della disintegrazione.
Da convinto sostenitore della coalizione di centrodestra sento il dovere di gridare il mio “basta”! Si torni ad essere responsabili se non si vuole lasciare in eredità a questo paese una popolazione di persone rabbiose. Gli esponenti leghisti spieghino ai cittadini che la maggior parte dei musulmani non sono terroristi, che la maggior parte dei rumeni non sono ladri, che la maggior parte degli ebrei sono cittadini italiani da secoli(se non da millenni) e che la maggior parte dei gay sono brave persone. I deputati ed i senatori leghisti spieghino alle frange ignoranti del loro elettorato che la mancanza di giustizia o di certezza della pena è dovuta principalmente al deficit di certezza del diritto.
Spesso, quando si mettono a confronto la realtà nostrana con quella di alcuni paesi musulmani si usa dire “prova a farlo nel loro paese e vedi cosa ti fanno”. Dal punto di vista normativo non siamo sicuramente a quel livello, ma politicamente a me pare che si vada sempre più affermando un’intolleranza paragonabile a quella del “loro paese”.
Dalle colonne di Libertiamo.it, chiedo ai miei amici ebrei e a quelli africani di non odiare l’Italia sull’onda dello sdegno suscitato dalle parole di questo pezzo “schifoso” d’Italia. Invito i miei amici musulmani a lavorare insieme a forme di integrazione e migliore convivenza, lasciando fuori dal dibattito italiano le questioni di politica estera. Ai miei amici italiani chiedo invece di esprimere la loro indignazione di fronte ad affermazioni di questo tipo. Infine, alla politica chiedo maggiore responsabilità di quella mostrata fino ad ora: il Parlamento ed il Governo lavorino sulla certezza del diritto più che sull’incertezza del cittadino italiano e di quello immigrato.
Ovviamente, l’impegno politico per l’integrazione e l’accoglienza di chi vuol vivere in Italia nel rispetto della legge e dei valori costituzionali cammina di pari passo con la necessaria intransigenza nei confronti del fondamentalismo, che quegli stessi valori costituzionali considera come carta straccia e che, da laico, considero la base della convivenza tra cittadini di diverse fedi religiose. E quindi, mi piacerebbe chiedere sia agli alleati leghisti che agli “islamici d’Italia”: siete disponibili a firmare congiuntamente la Costituzione della Repubblica Italiana?

martedì, luglio 14, 2009

GLI PSEUDO-DEMOCRATICI

PD = PSEUDODEMOCRATICI

Il partito democratico, rigettando l'ipotetica candidatura di Grillo, ha perso un'occasione per dimostrare la democraticità del suo sistema partito. L'interpretazione restrittiva che si farà dello statuto del PD sembra dimostrare l'esistenza di un'oligarchia PD(pseudo-democratica) che avalla la candidatura solo di chi appartiene ad una delle correnti esistenti nel partito. Nello specifico per la corrente democristiana(o ex margherita) la candidatura è quella di Dario Franceschini, per la corrente diessina l'ex ministro Pierluigi Bersani, e per quella liberal democratica il candidato è Ignazio Marino.  Manca però la candidatura della parte più "incazzata" del centrosinistra italiano, quella parte che negli ultimi anni ha disertato le urne o che è andata a votare "tappandosi il naso"; quella parte che probabilmente si riconosce nei Vaffa di Beppe Grillo e che in parte vota Italia Dei Valori. Di quella corrente cosi popolare, ma fuori dagli schemi partitocratrici, in queste primarie non v'è traccia. La dirigenza del PD non può pensare ad un coinvolgimento più ampio, ad un riavvicinamento delle masse al partito, senza tenere in considerazione il movimento dei vaffa o dei vaffa simpatizzanti.

La classe dirigente degli pseudo democratici non si rende conto che l'IDV di Di Pietro ha cominciato a crescere quando l'ex magistrato ha fatto sue le battaglie del comico genovese, e non si rende conto del fatto che avere il comico genovese tra le proprie fila può voler dire far tornare indietro una parte dei voti di cui l'IDV si è appropriata. Forse questa consapevolezza c'è ma non è sufficiente a controbilanciare una serie di paure derivanti da un'eventuale candidatura di Grillo. In primo luogo l'intero PD è consapevole della capacità di Grillo di muovere le masse, di raccogliere firme e nel caso in cui lui si candidasse di far arrivare le preferenze per la sua candidatura. In secondo luogo nel PD sanno benissimo che un'eventuale segreteria di Grillo comporterebbe una guerra contro una vecchia classe dirigente inciuciona e in alcuni casi dalla fedina penale sporca, non solo a livello nazionale ma soprattutto a livello locale. Last but not least un candidato come Grillo possiede una leadership che nessun dirigente del PD sembra possedere, una leadership che seppur diversa da quella del Premier, è probabilmente quella più competitiva. La non accettazione della candidatura di Grillo oltre a mettere in evidenza una questione democratica(interna al partito naturalmente), fa emergere il timore di buona parte del PD ad accogliere a braccia aperte chi solleva concretamente la questione morale.

La stessa candidatura di Marino, accettata formalmente, ma poco sostenuta concretamente dalle strutture Pseudo Democratiche sembra dimostrare una gestione oligarchica del partito in cui a decidere sono solo Margherita e Ds. Quella di Marino è una candidatura che non può contare sulle stesse strutture territoriali di cui dispongono Franceschini e Bersani, e neanche sulla neutralità dei giovani del PD che condannando la posizione di Marino rispetto all'arresto dello stupratore di Roma, sembrano essersi già posizionati su logiche partitocratriche. A questo punto il candidato genovese, unico outsider legittimato a partecipare, se vuole avere qualche speranza di vittoria, e probabilmente ce l'ha, deve continuare ad essere la voce di critica costruttiva del partito; il candidato che sceglie nuovi mezzi per comunicare con l'elettorato. Deve cercare di trasferire all'elettorato una visione di un PD non più conservatore ma innovatore. La visione di un partito che stacca il suo cordone ombelicale dal centrodestra e torna ad essere indipendente. Per far si che questo progetto si realizzi, il candidato alla segreteria deve puntare per lo più sul ruolo che le donne possono svolgere a livello territoriale, facendo in modo che esse siano l'elemento trainante e centrale di una sua eventuale vittoria. La sfida di Marino è sicuramente ardua,  ma non impossibile, e se davvero il medico genovese vuole avere qualche speranza è necessario che investa su una strategia di comunicazione politica ben definita.




mercoledì, febbraio 25, 2009

Il vero leader del centrosinistra? Berlusconi!

Uolter si è dimesso. Franceschini è il segretario ad interim. Bersani e Parisi si candideranno alla segreteria del partito. D’Alemmah fa il burattinaio. Secondo un sondaggio riportato da Manheimer il consenso del Pd si attesta attorno al 25%. Dalla c.d. “svolta della Bolognina” ad oggi il centrosinistra non è stato in grado di darsi un vero leader e una classe dirigente. L’Ulivo prima, e il Pd dopo, sono apparsi come il risultato di una sommatoria eterogenea di classi politiche non troppo affini. Nel corso di questi anni è cambiato il contenitore ma del contenuto non v’è traccia. Dal 1994 in poi l’opposizione al centrodestra italiano ha costruito la sua identità e il suo percorso non in funzione di se stessa, dato che trovare una sintesi interna era praticamente impossibile, ma unicamente in contrapposizione a Berlusconi. Il premier costituisce ed ha costituito per il centrosinistra l’elemento catalizzatore dell’unità dell’attuale Pd, una sorta di figura paterna sostitutiva, rispetto alla quale il centrosinistra si è sempre comportata come un erede ribelle. Tutto questo sforzo di delegittimare umanamente e politicamente il Cavaliere non ha permesso ai dirigenti del centrosinistra italiano di concentrarsi sulle proprie prerogative lasciando un vuoto che l’odio per Silvio non è più in grado di colmare.
In questo momento il Pd ha bisogno di una leadership vera che sappia convivere con la figura del Presidente-Padre-Leader e che sia in grado di tenere testa a chi gli succederà. Ha bisogno di essere una sinistra che nasce dal basso e non dall’alto. Deve avere la forza di credere nei valori che propone e fare proposte basati sui valori in cui crede. Questa sinistra oggi non c’è.
Quando c’era il Partito Comunista ci si sceglieva un leader ed in genere questo durava quanto un Papa. Il successo che ebbe il Pci con Berlinguer non fu figlio solo di un calo di consensi della Dc ma anche di un consenso per una leadership che piaceva. Questo avveniva perché l’ideale era forte, la leadership era forte e perché si era in grado di proporre qualcosa di relativamente alternativo ed innovativo.
Dalla Bolognina in poi la linea che ha prevalso all’interno del Pds,Ds,Ulivo,Pd è sempre stata quella Dalemiana(di derivazione occhettiana) che rispetto a quella dei miglioristi prima (che spingevano affinché il partito inserisse la parola "socialista" all'interno del nuovo nome e che si desse un profilo nettamente ispirato al riformismo socialista e socialdemocratico, magari stringendo immediatamente rapporti federativi con il PSI ed il PSDI ) e quella gli ulivisti dopo (la destra del partito che spingeva su posizioni socialdemocratiche, cui esponente di riferimento è Walter Veltroni), si è sempre detta intenzionata a rifondare il partito su posizioni di sinistra socialista e riformista anche se allo stesso tempo si opponeva a dare al partito un profilo apertamente socialdemocratico perché giudicato eccessivamente “spostato a destra” rispetto alla tradizione della sinistra italiana proveniente dal Pci.
Ora è evidente che una sinistra divenuta sempre più “conservatrice”, in un primo momento di se stessa e poi di equilibri politici sbilanciati, senza una leadership forte e costruita senza le fondamenta sia destinata a non reggere. E’ chiaro che in questi anni il vero collante della sinistra sia stato Berlusconi e probabilmente un nuovo leader del centrodestra (Fini) non farebbe altro che far emergere tutto il vuoto che c’è. Sarà un caso che la sinistra stia avendo la sua crisi più profonda in quella che dovrebbe essere l’ultima legislatura guidata dal Cavaliere? Ai posteri l'ardua sentenza..

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venerdì, febbraio 20, 2009

Le beghe interne amate dal giornalismo dell'Italia

Lo scorso mese ho deciso di sostituire le mie letture settimanali italiane a quelle straniere. Ho lasciato perdere "Panorama", "Vanity Fair" e "L'espresso" per dedicarmi alla lettura del "Time" o del "The Economist". Devo ammetterlo sono rimasto sorpreso. Non che non avessi mai letto questi settimanali, diciamo che in quest'ultimo periodo ho semplicemente prestato maggior attenzione all'impostazione delle suddette testate. La cosa che ho apprezzato maggiormente è la capacità di trattare le questioni internazionali in modo pragmatico e paritario. Pragmatico perchè negli articoli si mettono in rilievo le questioni chiave e si analizzando gli interessi economici in questione in modo serio. Paritario perchè ci si occupa delle Filippine, dello Sri Lanka, della Colombia, della Russia e dello Zimbawe con la stessa cura.
Visitando il sito del Corriere della Sera e cliccando sugli articoli più letti del mese appare la seguente classifica:
1) Mediaset-Mentana è rottura totale
2) Brasile amputate le mani e i piedi alla candidata a Miss World
3) Eluana, Napolitano non firma il decreto. Il governo approva ddl in tempo record
4) Primo topless nella casa è quello di Federica
5) Annozero, Fini chiama Petruccioli. Santoro replica: "questa è censura"
Sui siti di altri giornali la situazione non cambia molto. Ora non voglio fare il moralizzatore e credo sia comunque positivo che la gente legga. Mi chiedo però se non sia il caso che accanto a questi gossip, che sicuramente aiutano le vendite, non sia il caso di dare notizie ben più importanti o pubblicare analisi prestigiose.
In questo periodo si parla molto della crisi economica e gli articoli pubblicati sulla stampa nostrana sono per la maggior parte inerenti ai botta e risposta PD-PDL. Quello che mi chiedo e perchè nessuno ci spieghi bene in cosa consiste questa crisi. Le persone con cui mi capita di parlare per strada non hanno ben chiaro cosa stia accadendo.
Per fare un altro esempio quando si parlò della guerra a Gaza i media riuscirono senza troppe difficoltà a veicolare l'attenzione del pubblico sul conflitto tra Hamas ed Israele. Ciò avvenne utilizzando per lo più immagini crude, spesso usate dallo stesso Hamas a fini di propagandistici. Spesso non si è verificata l'attendibilità delle fonti e adesso notizie come quella del bombardamento alla scuola dell'Unrwa vengono smentite dalle stesse nazioni unite.
Quando poi cerco le immagini o i reportage che riguardano i 700 attivisti per i diritti umani torturati e detenuti lo scorso anno in Zimbawe, il genocidio di 400.000 persone nel Darfur(Sudan), i 38 reporters arrestati lo scorso anno in Iran o la notizia della chiusura della televisione indipendente più importante del Venezuela non trovo molto materiale.
Sarebbe forse il caso che parallelamente al gossip si iniziasse a dar rilievo a situazioni che producono esternalità nei nostri confronti, ad analizzare gli interessi economici alla base dei conflitti internazionali, a rendere accessibili al grande pubblico le informazioni che hanno il diritto di sapere. Forse è giunto il momento in cui il nostro giornalismo inizi a svolgere la funzione di cane da guardia delle istituzioni e non quella di cane d'accompagno(per dirla alla Travaglio). Forse è giunto il momento di essere più pragmatici e meno intellettuali. Forse è giunto il momento? Forse no.

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venerdì, gennaio 23, 2009

Il pericolo propagandistico

In questi giorni si sono sentite affermazioni retoriche in difesa della libertà di stampa. Tutti siamo per la libertà di stampa, il problema è che se si fanno trasmissioni come quella della scorsa sera si corre il rischio di produrre certi risultati. Per andare nel concreto riporterò alcuni messaggi pubblicati sulla pagina facebook dei fans di Michele Santoro:
" bisogna che i nazi-sionisti sapppiano che non smetteremo di combatterli con ogni mezzo nè in Palestina nè in Europa, per la nostra dignità di uomini liberi e per la libertà della Palestina. Gaza libera! Palestina libera! Onore ai martiri! Avanti fino alla vittoria!" ore 3.22am;
"Hamas non è un'organizzazione terroristica ma una frangia di resistenza armata all'invasore". 12.18pm;
Un ragazzo dal cognome arabo con la foto di un terrorista di hamas rivolge l'invito ad un coetaneo di simili vedute affermando: "ti vogliamo ad al jazeeraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!" 11.22pm;
"io penso che lo stato di Israele si debba dissolvere" aggiungendo "dico che il sionismo di Israele è la realizzazione perfezionata del nazismo"

Inoltre per concludere in bellezza mi sono beccato un attacco personale per aver fatto la campagna elettorale sostenendo Gianni Alemanno. La persona in questione mi ha scritto: "bene bene Vito, in effetti sionisti, nazisti e fascisti vanno sempre a braccetto, tanti sono gli interessi che li accomunano. mi fa piacere che oltre ad inquinare facebook con la tua propaganda sionista stai anche collaborando a rendere l'italia un campo di gioco per le mafie e i massoni. Chi sono i più filo-israeliani? sono sempre gli elementi più beceri della nostra politica, quelli che hanno più condanne, e che quindi hanno imparato a convivere con il crimine convincendosi di essere degli uomini e di avere una moralità e un'ideologia".
Io non do dell'antisemita a nessuno(anche se il dubbio sorge),ne faccio di tutta l'erba un fascio, tanto perché non mi interessa radicalizzare lo scontro quanto perchè credo sia inutile mettere il tuo interlocutore in una condizione di irrecivibilità sostanziale.
Certo non capisco perché Israele infuochi tanto gli animi e stimoli parecchio la fantasia di un certo giornalismo, che pensa di poter cambiare il mondo quando si tratta dello stato ebraico mentre rimane in silenzio quando la questione si sposta su Congo,Sudan, Nigeria e mille altri posti in cui purtroppo vengono violati gravemente i diritti umani e attuati atroci genocidi.
In questo periodo, ma anche in campagna elettorale, mi sono sentito dare del: fascista, nazista, terrorista, massone, cospiratore, criminale oltre che "ebreo" in senso discriminatorio. Naturalmente ho risposto a tono. Tutto questo però mi intristisce parecchio perchè dimostra l'incapacità di una certa sinistra, ma anche dell'estrema destra, di riconoscere l'avversario che ha davanti. Mi fa rabbia pensare che la mentalità di cui era intriso il movimento pacifista (di cui l'URSS era il burattinaio) abbia lasciato la sua impronta metodologica in una certa sinistra incapace di guardare avanti.
Per quanto mi riguarda certi personaggi possono dire quello che vogliono, ma sappiano che cosi facendo non faranno altro che rafforzare la consapevolezza dell'identità politica e umana di chi non la pensa come loro. Sappiano di avere una responsabilità verso un'importante processo di integrazione che se contaminato da fattori di politica estera rischia di produrre risultati molto simili a quelli francesi o di condurre a follie comportamentali che hanno portato al tragico attentato del 1982 in cui venne ucciso Stefano Gay Tache presso la sinagoga di Roma.
Il boicottaggio dei negozi, le scritte antisemite, il silicone nei lucchetti dei negozi degli ebrei di Roma sono tutti gesti che dovrebbero indurci ad una riflessione profonda. Sono tutti segnali che se non analizzati con la dovuta attenzione rischiano di degenerare in eventi tragici.


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domenica, gennaio 04, 2009

Reazione Sproporzionata?





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