mercoledì, marzo 16, 2011

Politici asini: nessuno sa cosa si festeggia il 17 marzo. E la Santanché offre il suo anello sull'Unità d'Italia


E' vero: in pochi sanno che il 17 marzo del 1861 a Torino, Cavour e il Re Vittorio Emanuele II proclamarono per legge il Regno d'Italia e Vittorio Emanuele II assunse il titolo di Re d'Italia. Ma che a non saperlo siano i deputati che hanno polemizzato sui festeggiamenti e si sono riempiti la bocca delle parole "unità" e "Italia" dà la nausea. La trasmissione televisiva "Le Iene", in onda su Italia 1  a poche ore dalla data di cui nessuno sa nulla, ancora una volta sono lo specchio di un'Italia che discute di fuffa o di persone perché di altro non saprebbe parlare. Andiamo per ordine. 
Nel servizio trasmesso su Italia 1 la giornalista Sabrina Nobile si piazza davanti alla sede della Camera dei Deputati - Montecitorio - e ferma deputati e senatori lì di passaggio per fargli una semplice domanda: "Perché è stato scelto il 17 marzo per celebrare l'Unità d'Italia?". Le risposte sono imbarazzanti e negli occhi degli intervistati si può leggere un mix di panico e arroganza. Il sottosegretario di Stato Daniela Santanché, deputata per il partito di destra Movimento per l'Italia - alla domanda della giornalista Mediaset risponde: "Che mi deve fare un esame. Guardi io gli esami da lei non li faccio. Lei lo sa cosa è successo nella storia il 17? E allora deve leggere qualche libro", sentenzia la Santanché. Che aggiunge: "Le lascio il mio anello sull'Unità d'Italia". Al che la giornalista risponde: "Magari così ci faccio qualche soldo". A seguire l'ex deputata della Margherita, Cinzia Dato, che va nel panico: "No, no. Togliete, togliete, togliete". In questo caso la fortuna è che si tratta di una ex deputata. Per Rosy Bindi - presidente del principale partito di opposizione, il Pd - "il 17 marzo si festeggia Roma Capitale" Va peggio a Claudio Barbaro di Futuro e Libertà per l'Italia che "cosa è accaduto il 17 marzo di preciso non lo so dire", che però sostiene che "nel Regno delle Due Sicilie c'erano i Savoia", e non i Borboni, e che alla fine - in un narcisismo sociologico - chiede all'intervistatrice: "quindi non vado in onda perché ho risposto a troppe domande?" e la Nobile ironica: "E no, me sa che ce vai in onda". Nunzia de Girolamo (PdL), assidua frequentatrici di salotti televisivi, dice di chiedere al ministro degli Interni "perché è colui che lo sa". Poi tocca a Luigi Bobba (Pd) che non ricorda il primo re d'Italia. Altrettanta ignoranza dall'ex deputato dell'Udc Vincenzo Alaimo, che però ha una geniale intuizione: "Evidentemente c'è stato qualcosa di importante e storico per cui oggi si festeggia l'Unità d'Italia", mentre la Breccia di Porta Pia (1870) viene fatta risalire al 1900 e qualcosa. E Garibaldi, l'eroe dei due mondi per le storiche imprese in Sud America e Italia, si chiama così perché ha risolto unito nord e sud del Paese. Più coraggioso il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni (PdL), che dopo aver blaterato qualcosa sulle Cinque giornate di Milano, sostiene con assoluta fermezza che "il 17 marzo non è accaduto niente di specifico". Anche lo pseudo intellettualissimo ex ministro dell'Istruzione, Fabio Mussi (ex Pd), cos'è successo il 17 marzo "non lo ricorda" e alla domanda su chi fosse il primo re d'Italia chiede alla giornalista "di non fare gli interrogatori". Franco Cardiello, invece, senatore del PdL, rimane su posizioni "negazioniste". Secondo il senatore l'incontro a Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II "non c'è mai stato", e i due mondi di cui Garibaldi era "Eroe" erano, sostiene Cardiello, "il Regno delle Due Sicilie e il resto dell'Italia". Alla fine però chiede di rimandare l'interrogazione di una settimana cosi da potersi preparare. E poi altri deputati, per lo più del movimento dei Responsabili, sostengono che Camillo Benso Conte di Cavour non è stato il primo presidente del Consiglio ma "il primo presidente del Parlamento" e che "Roma", e non Torino, "è stata la prima Capitale d'Italia". 
Degli intervistati l'unico a sapere qualcosa è il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che a domanda risponde correttamente. Per il resto è uno schifo assoluto: agghiacciante. Un video che passerà alla storia come la testimonianza di un'Italia che festeggia ma non sa. Che si riempie la bocca di immagine ma che forse avrebbe bisogno di una bella psicoterapia.