venerdì, novembre 22, 2013

Cosa succede se Berlusconi decade o si dimette? [2 semplici scenari]

Il 27 novembre 2013 il Senato voterà sulla decadenza di Berlusconi. E' tutto già deciso? Cosa potrebbe accadere? Due scenari.

SCENARIO 1: Berlusconi affronta il voto in aula

Nel caso in cui Silvio Berlusconi rimettesse all'aula di Palazzo Madama la decisione sulla sua decadenza ci sarebbero poche speranze: i numeri, ad oggi, sono palesemente contro di lui. Inoltre il voto palese non permetterebbe ad eventuali indipendenti del PD o di altri partiti di esprimere un voto contrario alla decadenza. Lo scenario del voto palese è quello più pericolo per Berlusconi, ma è anche quello che presenta più opportunità. E' il più pericolo perché i numeri vanno giocano a suo sfavore. E' quello che presenta più opportunità perché l'attuale maggioranza, facendo fuori Berlusconi, si assumerebbe la responsabilità politica che una scelta del genere comporta.

SCENARIO 2: Berlusconi si dimette

Se Berlusconi si dimette prima del 27, l'aula di Palazzo Madama è costretta a votare con voto segreto sulle sue dimissioni con voto segreto. Sul Sole 24 Ore di oggi, Stefano Folli, commenta questa possibilità come "un'astuzia niente male e di sicuro un piccolo colpo di scena. Impedirebbe la pronuncia sulla decadenza e rimetterebbe la procedura sui binari tradizionali. Che prevedono dopo un certo tempo un voto dell'aula per accettare o respingere quelle dimissioni. Voto in questo caso a scrutinio segreto".

Tre piccole curiosità:

1) La sinistra, nel caso Berlusconi, vuole il voto palese e si è detta contraria a quello segreto
2) Mussolini, nel 1939, istituiva con la legge istitutiva della Camera dei fasci e delle corporazioni che "le votazioni hanno luogo sempre in modo palese".
3) Togliatti era favorevole al voto segreto

Per approfondire le curiosità clicca qui e leggi l'articolo di Annalisa Chirico per Panorama




mercoledì, maggio 16, 2012

giovedì, marzo 15, 2012

Il paese dove i bambini amano andare a scuola. E poi c'è Milano...


C'è un posto al mondo dove la chiusura degli asili e delle scuole elementari, per almeno un giorno o due, è una notizia drammatica sia per i genitori che per i bambini. Quando ciò avviene l'attività didattica viene sostituita dall'esercizio fisico all'aperto. E, stranamente, questa è una notizia anche peggiore...  
La nazione si chiama Israele; le scuole chiudono perché i missili dai territori palestinesi metterebbero a repentaglio la vita dei piccoli studenti; e l'attività fisica, che sostituisce quella didattica, prevede che bambini e genitori siano pronti a giocare ad un macabro nascondino. Tempo per nascondersi: 15 secondi. Dal suono della sirena si ha solo un quarto di minuto per mettersi al riparo. Quando però ti trovi con un missile sopra la testa non ragioni molto e, di sicuro, non hai la più pallida idea di dove questo cadrà. Ora, se vi va, immaginatevi nel vostro quartiere, con la sirena che suona, e voi che, pur non sapendo dove cadrà il missile, avete quindici secondi per trovare un posto sicuro in cui ripararvi. Ci siete riusciti? Avete percepito l'angoscia? Se invece non avete voglia di chiudere gli occhi e contare i secondi guardatevi brevissimo video: http://www.youtube.com/watch?v=2bJQUYs7gck
Se Israele vi sembra poco vicina, provate a immaginare Milano. La Madonnina, piazza Duomo, via Montenapoleone, piazza Castello e il Tribunale di Milano. Prendiamo in considerazione quest'ultimo. Non so se avete presente quell'edificio bianco in marmo, con un'ampia scalinata, che si vede spesso in tv. Quello in cui operano la Bocassini e dove si sono tenuti alcuni dei processi più importanti degli ultimi anni. Ecco, proprio dietro il palazzo di Giustizia c'è via della Guastalla. In via della Guastalla c'è una sinagoga. Questa sinagoga, e tutte le donne, uomini e bambini che la frequentano regolarmente, volevano essere fatti saltare per aria da un'estremista islamico di origini marocchine. E non fosse stato per la Digos, forse, ci sarebbe riuscito. 
Infine, a Gerusalemme, una ragazza 19enne è stata accoltellata. Ma per fortuna sopravviverà. 
Cosa lega queste notizie? Il fatto che siano tutte della giornata di oggi. Se, nonostante tutto, Israele non fosse uno dei posti più sicuri al mondo, o se peggio ancora non esistesse, la vita di molti ebrei, di molti israeliani e di molti occidentali sarebbe inevitabilmente più a rischio. Diceva Ugo La Malfa: "La libertà dell'Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme". Non capirlo sarebbe un errore imperdonabile.

su twitter @VitoKappa

domenica, dicembre 11, 2011

Il razzismo di Torino e l'omofobia di Scilipoti



L’odiato non può combattere l’odio che gli viene rivolto. E se non può farlo lui lo devono fare gli altri, coloro i quali a quell’odio non è indirizzato. Così gli ebrei devono combattere l’islamofobia e le persecuzioni ai cristiani nel mondo; gli islamici l’antisemitismo; i cristiani l’islamofobia e l’antisemitismo e cosi via. Queste, grosso modo, le parole del Rabbino Capo di Inghilterra, Sir Jonathan Sacks, in un incontro con la Comunità Ebraica di Roma prima dell'incontro di domani con il Papa.
Parole attualissime se vediamo quello che è successo a Torino. A battersi in difesa dei Rom, vittime di un atto di puro razzismo, dobbiamo essere tutti noi: cristiani, ebrei, musulmani, gay, laici, atei, scientologisti e vattelaapeschisti. Un concetto, quello della responsabilità sociale di “un fratello per l’altro”, che in tempi così difficili può essere una risorsa a cui attingere. E allora se la vittima dell’odio in questo caso sono i Rom sono tutti i diversi dai Rom a doverli difendere. Se la vittima di attacchi vergognosi è la deputata orgogliosamente lesbica del Pd, Anna Paola Concia, sono tutti coloro non omosessuali a doversi impegnare in sua difesa. Indubbiamente ciò è difficile per due ordini di motivi: il primo è che ognuno conosce bene il proprio orticello ma non quello altrui (che è grosso modo la stessa situazione in cui si trova chi discrimina); il secondo è che su alcuni temi si preferisce l’ambiguità all’intransigenza. Quel che però sfugge a molti è che in realtà le cosiddette minoranze difendono tutte uno stesso ed unico bene: il diritto ad essere diversi. E allora, maggioranze e minoranze, oggi più che mai, hanno il dovere di essere responsabili l'uno per l’altro; di fare della lotta all’intolleranza una cultura; di fare della diversità una bandiera. Perché in realtà per essere davvero uguali è necessario sapere quanto siamo diversi.
Vito Kahlun