
Parole attualissime se vediamo quello che è successo a Torino. A battersi in difesa dei Rom, vittime di un atto di puro razzismo, dobbiamo essere tutti noi: cristiani, ebrei, musulmani, gay, laici, atei, scientologisti e vattelaapeschisti. Un concetto, quello della responsabilità sociale di “un fratello per l’altro”, che in tempi così difficili può essere una risorsa a cui attingere. E allora se la vittima dell’odio in questo caso sono i Rom sono tutti i diversi dai Rom a doverli difendere. Se la vittima di attacchi vergognosi è la deputata orgogliosamente lesbica del Pd, Anna Paola Concia, sono tutti coloro non omosessuali a doversi impegnare in sua difesa. Indubbiamente ciò è difficile per due ordini di motivi: il primo è che ognuno conosce bene il proprio orticello ma non quello altrui (che è grosso modo la stessa situazione in cui si trova chi discrimina); il secondo è che su alcuni temi si preferisce l’ambiguità all’intransigenza. Quel che però sfugge a molti è che in realtà le cosiddette minoranze difendono tutte uno stesso ed unico bene: il diritto ad essere diversi. E allora, maggioranze e minoranze, oggi più che mai, hanno il dovere di essere responsabili l'uno per l’altro; di fare della lotta all’intolleranza una cultura; di fare della diversità una bandiera. Perché in realtà per essere davvero uguali è necessario sapere quanto siamo diversi.
Vito Kahlun
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