giovedì, novembre 23, 2006
2 Dicembre - Roma San Giovanni - No Alla Finanziaria!
Sabato 2 Dicembre tutti in piazza a gridare no ad una finanziaria che ce lo mette tutto nel cuneo!
lunedì, novembre 20, 2006
Italia: culla del diritto o del rovescio?
A giudicare da quello che si legge sui giornali siamo arrivati all’apice della perversione statale. Ci vuole più tempo per risolvere le pratiche amministrative per la costruzione di un carcere(e di conseguenza le spese connesse a ciò) che il carcere stesso.
Per risolvere processi in cui basterebbe un minimo di buon senso e naturalmente l’applicazione della legge ci mettiamo minimo un paio d’anni(e tutti i costi che ne conseguono).
Per fare qualsiasi cosa in Italia c’è da seguire un iter giuridico mostruoso e questo vale anche per le nuove imprese che invece di svilupparsi in un sistema sano, danno vita a sistemi economici che di legale hanno poco.
La classe politica non è in grado di riflettere sul fatto che snellendo il sistema regolamentare e la tassazione, cosa che Berlusconi stava facendo, si può ridare vitalità alla vita giuridica ed economica di un paese?
Per risolvere processi in cui basterebbe un minimo di buon senso e naturalmente l’applicazione della legge ci mettiamo minimo un paio d’anni(e tutti i costi che ne conseguono).
Per fare qualsiasi cosa in Italia c’è da seguire un iter giuridico mostruoso e questo vale anche per le nuove imprese che invece di svilupparsi in un sistema sano, danno vita a sistemi economici che di legale hanno poco.
La classe politica non è in grado di riflettere sul fatto che snellendo il sistema regolamentare e la tassazione, cosa che Berlusconi stava facendo, si può ridare vitalità alla vita giuridica ed economica di un paese?
Tutto dentro
n Italia, come in molti altri stati, l’opinione pubblica sembra mostrare un particolare interesse per per argomenti connessi alla politica estera. Questa eccessiva attenzione per quanto avviene al di fuori di casa nostra ha fatto si che si abbassasse il livello di attenzione per quanto attiene ai problemi interni, in particolar modo alle problematiche legate a processi di immigrazione, integrazione e interazione.
Le conseguenze di questo fenomeno sono state più evidenti in Francia che ha visto scoppiare le rivolte di tutti quei cittadini che non sono riusciti ad integrarsi nel paese della uguaglianza, fratellanza e libertà.
E’ abbastanza evidente che questo è quello che potrebbe accadere prossimamente se non ci si inizia ad occupare seriamente di processi di integrazione per chi arriva da fuori, evitando ghettizzazioni di sorta, ma soprattutto investendo sul dialogo inter-religioso e culturale come fonte di arricchimento sociale ed economico. Sociale perchè una società che riesce a conoscere e riconoscere la cultura del prossimo è una società in cui le forme di razzismo diminuiscono scientificamente, e in cui la propria identità è rafforzata dal confronto con quelle altrui. Economicamente perchè chi si integra cerca di entrare a far parte di tutti i processi sociali, anche quelli legati alle economia, da questo punto di vista gli Stati Uniti sono un esempio da cui apprendere tantissimo.
Tornando al punto di partenza, ci si occupa tanto dei problemi di Israele e degli Stati Uniti, ma quante persone sarebbero in grado di intrattenere una conversazione interessante sui problemi collegati a chi viene da fuori? Se facciamo una riflessione seria scopriremo che la differenza tra i problemi del “terzo mondo” e quelli di immigrazione che abbiamo in casa nostra sono simili nelle dinamiche che poi portano alla rivolta verso chi ha la vera responsabilità di queste situazioni.
Se in Africa i confini sono stati disegnati con squadra e righello, e l’unico argine alla rivolta nei nostri confronti è il mare(che ridirige la rivolta verso l’interno), da noi la rivolta sarà inevitabile se non si costruiranno ponti di dialogo e integrazione immediatamente. Ciò comporterà due cose: severe regole sull’immigrazione che va assolutamente contenuta e strutture di interazione e integrazione su cui investire grandi risorse mentali ed economiche
Le conseguenze di questo fenomeno sono state più evidenti in Francia che ha visto scoppiare le rivolte di tutti quei cittadini che non sono riusciti ad integrarsi nel paese della uguaglianza, fratellanza e libertà.
E’ abbastanza evidente che questo è quello che potrebbe accadere prossimamente se non ci si inizia ad occupare seriamente di processi di integrazione per chi arriva da fuori, evitando ghettizzazioni di sorta, ma soprattutto investendo sul dialogo inter-religioso e culturale come fonte di arricchimento sociale ed economico. Sociale perchè una società che riesce a conoscere e riconoscere la cultura del prossimo è una società in cui le forme di razzismo diminuiscono scientificamente, e in cui la propria identità è rafforzata dal confronto con quelle altrui. Economicamente perchè chi si integra cerca di entrare a far parte di tutti i processi sociali, anche quelli legati alle economia, da questo punto di vista gli Stati Uniti sono un esempio da cui apprendere tantissimo.
Tornando al punto di partenza, ci si occupa tanto dei problemi di Israele e degli Stati Uniti, ma quante persone sarebbero in grado di intrattenere una conversazione interessante sui problemi collegati a chi viene da fuori? Se facciamo una riflessione seria scopriremo che la differenza tra i problemi del “terzo mondo” e quelli di immigrazione che abbiamo in casa nostra sono simili nelle dinamiche che poi portano alla rivolta verso chi ha la vera responsabilità di queste situazioni.
Se in Africa i confini sono stati disegnati con squadra e righello, e l’unico argine alla rivolta nei nostri confronti è il mare(che ridirige la rivolta verso l’interno), da noi la rivolta sarà inevitabile se non si costruiranno ponti di dialogo e integrazione immediatamente. Ciò comporterà due cose: severe regole sull’immigrazione che va assolutamente contenuta e strutture di interazione e integrazione su cui investire grandi risorse mentali ed economiche
No Global No Party
Fa sempre piacere vedere bandiere della pace in mano a chi grida 10,100,1000 Nassiria, evidentemente è un senso della pace collegato alla rivoluzione, magari di stampo stalinista chissà……
Peccato che questi no global filo terroristi vogliano esportare con violenza il loro pensiero. Purtroppo finchè la sinistra non farà una seria scelta di coalizione questi episodi saranno all’ordine di manifestazione.
Peccato che questi no global filo terroristi vogliano esportare con violenza il loro pensiero. Purtroppo finchè la sinistra non farà una seria scelta di coalizione questi episodi saranno all’ordine di manifestazione.
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