In questo breve report troverete alcuni dati tratti dal libro verde sulla spesa pubblica del 2007-2008. Iniziamo con il tema della Giustizia e prendiamo in considerazione i tempi di risoluzione di alcune tipologie di processo in Italia. Stiamo parlando nella fattispecie di divorzio, licenziamento e inadempimento contrattuale. I paesi che prenderemo che andremmo a comparare con il nostro sono il Portogallo, la Francia e la Finlandia. Mediamente una coppia di finlandesi per risolvere una pratica di divorzio ci mette poco meno di 8 mesi, una coppia di francesi ci mette 1 anno e due mesi mentre una coppia di portoghesi ci mette poco meno di 10 mesi. La coppia di italiani necessita di 1 anno e 7 mesi. Riassumendo in giorni: ITA 582gg FRA 423gg POR 308gg FIN 240gg.
Secondo dato: il licenziamento. Riassumendo i dati in giorni e in ordine di decrescente ne segue il dato che potete leggere: ITA 696gg FRA 342gg FIN 264gg POR 244gg .
Terza categoria: l’inadempimento contrattuale. Qui il dato medio è davvero sorprendente: ITA 1210gg(3 anni e 3 mesi), POR 495gg, FRA 331gg e FIN 228gg.
Questo gap nella risoluzione delle controversie non ha a che fare con la spesa pro capite per tribunali e procure. Ecco la spesa pro capite nei paesi presi in esame: FRA e FIN 46,7€, POR 49,8€, ITA 67€. Qualcuno potrebbe dire che a incidere su questo valore è la spesa di Legal Aid(sussidi pubblici per l’assistenza legale) ma anche in questo caso i dati lo contraddirebbero. I finlandesi spendono infatti 9,98€ per abitante, la Francia 4,64€, il Portogallo 2,94€ e la nostra amata Italia ne spende 0,78€.
Passiamo ora al tema della Sanità. I paesi presi in considerazione sono gli stessi ad esclusione del Portogallo il cui dato è incompleto e che sostituiremo con la Spagna. I dati che prenderemo in considerazione questa volta sono due. Il primo riguarda il numero di TAC per 1.000.000 di abitanti, mentre il secondo dato fa riferimento al numero di risonanze magnetiche per milione di abitanti.
Partiamo con la risonanza magnetica. Il dato per milione di abitanti è il seguente: ITA 15, FIN 14.7, SPA 8.1 e FRA 4.7. In questo caso l’Italia è la nazione con il più alto numero di apparecchiature. Per quanto riguarda le TAC ecco il dato: ITA 27.7 , FIN 14.7 , SPA 13.5 e FRA 9.8 . In questi due casi abbiamo la medaglia d’oro, se non fosse per il fatto che i tempi di attesa per una TAC o una risonanza magnetica risultano essere ancora troppo lunghi in Italia.
Questi ed altri dati dovrebbero suggerire al legislatore che il problema non è nella quantità di spesa pubblica ma nella qualità. C’è un gran bisogno di manager pubblici in grado di rendere quanto più efficienti le strutture pubbliche, migliorando i servizi al cittadino e abbattendo i costi, facendo leva sulla produttività del singolo dipendente, senza escludere nessun dirigente.
martedì, maggio 27, 2008
I dati che non fanno notizia..ma lasciano a bocca aperta
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mercoledì, maggio 14, 2008
Basta Docenti Universitari che fanno studiare su testi scritti da loro stessi
Per leggervi l'inchiesta da me svolta a cui è seguita anche quella dei ragazzi di studenti.it potete cliccare qui inoltre vi consiglio di votare la petizione online con la quale si richiede di dire basta ai Professori che obbligano gli studenti a prepararsi sui manuali scritti da loro stessi. In questo modo possiamo dare una svolta vera. Possiamo far capire a tutti quelli che l'Università la vivono dal di dentro, che è arrivato il momento di dire BASTA!
Questo è il link (http://www.petitiononline.com/studio26/petition.html)per firmare la petizione online, ci voglio solo 45 secondi. Fatelo e non ve ne pentirete.
Grazie
Vito Kahlun
vitokahlunpri@gmail.com
Questo è il link (http://www.petitiononline.com/studio26/petition.html)per firmare la petizione online, ci voglio solo 45 secondi. Fatelo e non ve ne pentirete.
Grazie
Vito Kahlun
vitokahlunpri@gmail.com
giovedì, maggio 01, 2008
Tutti a Torino a sventolare le bandiere di Israele
E’ imbarazzante il comportamento del Prefetto di Torino che ha sostanzialmente equiparato chi manifesta contro lo Stato di Israele, e chi vuole sventolare la bandiera con la stella di Davide.
Se è vero che Israele è l’ospite d’onore di questa fiera, mi vengono alcuni dubbi sul culto dell’ospitalità, mi viene il dubbio che sia un ospite non gradito. Pur non essendo un rappresentante dello Stato di Israele ritengo, da un punto di vista diplomatico, offensivo non poter sventolare le mie bandiere liberamente. Sarebbe come affermare di avere in casa un’ospite di cui ci vergogniamo. Sarebbe come voler essere rispettosi di chi ritiene che lo stato ebraico non sia legittimato ad esistere e ad esprimere liberamente la propria cultura. Tra Italia e Israele c’è un ottimo rapporto, se si escludono i due anni D’Alemmah, e la decisione del Prefetto di Torino non è stata tra le più geniali.
Basti pensare che Il Manifesto e Liberazione, due testate solitamente non molto tenere con Israele, hanno apertamente criticato il boicottaggio. C’è però da dire che l’adesione al boicottaggio, di chi è attivo in quella stessa parte politica, è figlia di un attacco continuo allo Stato ebraico che spesso tendeva a giustificare gli attacchi terroristici da parte di Hamas o Hezbollah definendoli “atti di resistenza”. Altra posizione degna di nota, è quella dell’Unione Democratica Arabo Palestinese Italia, che descrive gli scrittori David Grossmann, Amos Oz e Abram Yehoshua come “uno strumento di propaganda per il sionismo”.
Questa è la sinistra che accusa il centrodestra di essere fascista non rendendosi conto che ad attuare un comportamento fascista è essa stessa, una sinistra che può boicottare ma non può subire boicottaggi, una sinistra che si è dimenticata cosa voglia dire essere di sinistra. Una sinistra, ormai scomparsa, che pur non condividendo le tue idee si sarebbe fatta ammazzare per fartele esprimere, era una sinistra che amava mettere in discussione i propri punti di vista senza l’arroganza di chi pensa di aver ragione. Una deriva che oltre ad essere di un modo di fare cultura è anche deriva di un sistema culturale. Epifenomeno di questa deriva è il filosofo Gianni Vattimo. Seppur dispiace che l’Università di Bologna, rifiuti la parola a questo professore, il pregiudizio ideologico mostrato da Vattimo nei confronti dello Stato ebraico ha raggiunto punte tali da superare qualsiasi ambito culturale, come egli ha dimostrato sostenendo il boicottaggio della Fiera del libro di Torino. Non è un caso che ora gli autonomi vogliano occupare l’ateneo per garantire un suo intervento. Giuseppe Sassatelli, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, cosi facendo ha dato una lezione di tolleranza politica a chi crede nell’intolleranza e nel boicottaggio culturale. Una chiara situazione paradossale che non ha precedenti nell’ambito universitario.
Mostrare la bandiera di Israele alla Fiera del Libro non significherà condividere la politica di uno Stato, ma riconoscerne il diritto all’esistenza attiva, il diritto ad essere un ospite di cui non vergognarsi.
Se è vero che Israele è l’ospite d’onore di questa fiera, mi vengono alcuni dubbi sul culto dell’ospitalità, mi viene il dubbio che sia un ospite non gradito. Pur non essendo un rappresentante dello Stato di Israele ritengo, da un punto di vista diplomatico, offensivo non poter sventolare le mie bandiere liberamente. Sarebbe come affermare di avere in casa un’ospite di cui ci vergogniamo. Sarebbe come voler essere rispettosi di chi ritiene che lo stato ebraico non sia legittimato ad esistere e ad esprimere liberamente la propria cultura. Tra Italia e Israele c’è un ottimo rapporto, se si escludono i due anni D’Alemmah, e la decisione del Prefetto di Torino non è stata tra le più geniali.
Basti pensare che Il Manifesto e Liberazione, due testate solitamente non molto tenere con Israele, hanno apertamente criticato il boicottaggio. C’è però da dire che l’adesione al boicottaggio, di chi è attivo in quella stessa parte politica, è figlia di un attacco continuo allo Stato ebraico che spesso tendeva a giustificare gli attacchi terroristici da parte di Hamas o Hezbollah definendoli “atti di resistenza”. Altra posizione degna di nota, è quella dell’Unione Democratica Arabo Palestinese Italia, che descrive gli scrittori David Grossmann, Amos Oz e Abram Yehoshua come “uno strumento di propaganda per il sionismo”.
Questa è la sinistra che accusa il centrodestra di essere fascista non rendendosi conto che ad attuare un comportamento fascista è essa stessa, una sinistra che può boicottare ma non può subire boicottaggi, una sinistra che si è dimenticata cosa voglia dire essere di sinistra. Una sinistra, ormai scomparsa, che pur non condividendo le tue idee si sarebbe fatta ammazzare per fartele esprimere, era una sinistra che amava mettere in discussione i propri punti di vista senza l’arroganza di chi pensa di aver ragione. Una deriva che oltre ad essere di un modo di fare cultura è anche deriva di un sistema culturale. Epifenomeno di questa deriva è il filosofo Gianni Vattimo. Seppur dispiace che l’Università di Bologna, rifiuti la parola a questo professore, il pregiudizio ideologico mostrato da Vattimo nei confronti dello Stato ebraico ha raggiunto punte tali da superare qualsiasi ambito culturale, come egli ha dimostrato sostenendo il boicottaggio della Fiera del libro di Torino. Non è un caso che ora gli autonomi vogliano occupare l’ateneo per garantire un suo intervento. Giuseppe Sassatelli, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, cosi facendo ha dato una lezione di tolleranza politica a chi crede nell’intolleranza e nel boicottaggio culturale. Una chiara situazione paradossale che non ha precedenti nell’ambito universitario.
Mostrare la bandiera di Israele alla Fiera del Libro non significherà condividere la politica di uno Stato, ma riconoscerne il diritto all’esistenza attiva, il diritto ad essere un ospite di cui non vergognarsi.
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