A 70 anni dall'entrata in vigore delle leggi razziali in Italia, che costituirono per la nostra storia di italiani e di esseri umani un'onta indelebile, risulta necessaria una riflessione sulla situazione attuale. Nel 2008 ci troviamo ancora una volta in un momento di crisi economica e di crescente intolleranza, verso una parte consistente di cittadini stranieri che vivono, lavorano e contribuiscono al benessere del nostro paese.
Le leggi razziali che colpirono i cittadini italiani di religione ebraica nel 1938, per dirla con le parole del Cav. Di Gran Croce P.Terracina, deportato ad Auschwitz, tolsero agli ebrei "non soltanto il diritto di "avere" ma anche il diritto di "essere"" poiché "molti provvedimenti toglievano la possibilità di poter svolgere un lavoro o una professione, ma altri incidevano sulla qualità della vita e in essi era contenuta soltanto la volontà vessatoria e persecutoria del fascismo". E' proprio su quel "diritto di essere", e non sul principio di tolleranza unilaterale, che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione e il nostro impegno. Oggi, come ieri e come domani, è nostro dovere garantire che l'essere umano, ovunque si trovi, possa realizzarsi in modo paritetico all'interno di quel sistema che noi chiamiamo democrazia. Aldila del credo religioso è importante ricordare che nell'Esodo è detto: " non ingannare né angustiare lo straniero poiché stranieri foste nella terra d'Egitto". I nostri compatrioti che partirono per l'America furono stranieri in terra straniera, noi forse un giorno saremo stranieri in terra straniera, ed è di fondamentale importanza accogliere lo straniero come noi vorremmo essere accolti. Non si tratta di garantire l'ingresso nella vita sociale di un sistema, ma di permetterne e garantirne quel diritto all' "essere" di cui parlava Pietro Terracina. Per giungere a questo obiettivo bisogna impegnarsi nella conoscenza piuttosto che nella tolleranza. E' quindi giusto che si prevedano adeguati strumenti amministrativi e legislativi per mettere lo straniero in carreggiata, cosi da favorirne l'integrazione. Questo atteggiamento, viene in molti casi percepito dal cittadino come discriminante, quando in realtà l'elemento discriminante è un sistema iperburocratizzato.
Sabino Cassese, uno dei più importanti giuristi italiani, ha stimato che lo stock di leggi in vigore è compreso tra la 50 e le 150 mila norme, mentre una più che ottimistica stima del Servizio Studi della Camera dei Deputati ne ha individuate circa 37 mila. Si tenga conto che in Francia vi sono poco più di 10 mila leggi vigenti e in Germania meno di 9 mila. E' quindi evidente che uno stock normativo di tale consistenza porterà il cittadino a sentirsi straniero nella casa in cui vive. Diventa quindi necessario garantire l'uguaglianza sostanziale e formale davanti alla legge. Parallelamente a ciò è necessario prevedere strumenti che consentano ai cittadini italiani e stranieri, di costruire un rapporto basato sull'integrazione e non sulla tolleranza.
Non dobbiamo dimenticare che i totalitarismi videro la luce in momenti di crisi socio-economica, e per evitare la rinascita di forme di razzismo e intolleranza, ancora vive in alcune zone del mondo in cui viviamo, sono necessarie una cultura dell'integrazione e un sistema in cui il diritto è certo e accessibile a tutti.
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